Numerato in 100 ex
Firmato da tutti i partecipatnti all'ultima cena
L’Ultima Cena: torte per la morte del Nouveau Réalisme
Venti minuti a piedi dal Cenacolo, nella vicace Galleria Vittorio Emanuele II, si trova il ristorante Biffi, che il 19 novembre 1970 fu teatro del «Banchetto funebre del Nouveau Réalisme», l’ultima cena del movimento artistico parigino
Sconcertato dalla frenesia consumista dei primi anni Sessanta, Daniel Spoerri (*1930) si unisce ai «Nouveaux Réalistes» parigini e trova una forma di espressione artistica nella poesia del quotidiano. Dieci anni dopo, a Milano, riunsce il gruppo di artisti intorno al critico d’arte Pierre Restany per un’ ultima cena.
Il Cenacolo di Leonardo da Vinci, conosciuto in tutto il mondo, adorna il refettorio del monastero domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano. L’affresco raffigura Gesù con i dodici apostoli durante l’ultima cena alla vigilia della crocifissione. Le pietenze sulla tavola sono frugali. I personaggi sono in preda allo sgomento per le parole pronunciate da Gesù: «Uno di voi mi tradirà». A venti minuti a piedi dal Cenacolo, nella vicace Galleria Vittorio Emanuele II, si trova il ristorante Biffi, che il 19 novembre 1970 fu teatro del «Banchetto funebre del Nouveau Réalisme», l’ultima cena del movimento artistico parigino. L’inventore svizzero della Eat Art, Daniel Spoerri, è la mente di questa celebrazione eucaristica di ineguagliabile opulenza. I protagonisti sono il «pontefice della critica» Pierre Restany e i suoi discepoli, i Nouveaux Réalistes: Arman, César, Christo, François Dufrêne, Raymond Hains, Niki de Saint Phalle, Martial Raysse, Mimmo Rotella, Jean Tinguely, Jacques de la Villeglé e Yves Klein, già deceduto nel 1962.
Spoerri riserva un tavolo ad ogni membro del gruppo, vivo o morto che sia, e gli serve una cena luculliana ricca di allusioni alla sua opera artistica. Ognuno dei Nouveaux Réalistes invita a sua volta i propri seguaci a partecipare all’inebriante sacramento. Una litografia di 70 x 100 cm in nero e argento, si direbbe un enorme biglietto di condoglianze, riporta il menù e l’annuncio della morte imminente. Dopo tre manifesti (1960, 1961, 1963) e l’atto di fondazione, questo è l’ultimo documento firmato dai Nouveaux Réalistes, compreso il defunto Yves Klein, la cui vedova Rotraut appone in calce una «x per Yves». Per il gruppo di artisti costituito dieci anni prima nell’appartamento parigino di Klein, l’ultima cena non è preludio di risurrezione.
Tradito il pontefice della critica
A partire dal 1960, il critico d’arte francese Pierre Restany plasma il movimento del Nouveau Réalisme, di cui si considera l’apologista. Già nell’atto di fondazione del gruppo cerca di far confluire i diversi stili degli artisti membri in un discorso comune: «I Nouveaux Réalistes hanno preso coscienza della loro unicità collettiva. Nouveau Réalisme = nuovo approccio percettivo del reale». L’unità nella diversità così insistemente evocata da Restany è una professione di fede in un’arte critica nei confronti della società. Nel benessere e nel consumismo degli anni Sessanta, i Nouveaux Réalistes mettono al centro della loro arte la realtà banale della vita e i relitti del quotidiano, raffigurati con spiritosa ironia, e si lasciano alle spalle le forme di espressione soggettive dell’arte astratta. Tuttavia a tenerli uniti non è tanto il costrutto teorico di Restany, ma sono piuttosto i contatti, le amicizie, le azioni comuni e le mostre nelle città di Milano, Parigi, Nizza, New York, Colonia o Monaco. Nonostante il loro successo alle mostre internazionali tra il 1961 e il 1963, gli artisti criticano i verbosi tentativi di Restany di legittimare il gruppo come entità unica, tanto che nel 1961 Klein, Hains e Raysse firmano una dichiarazione di uscita dal gruppo, anche se contineranno a partecipare ad alcune attività. Due anni più tardi, nel 1963, sarà Arman a chiedere una «derestanyzzazione» del gruppo.
La tiara del pontefice
Alla frivola ultima cena però si celebra ancora una volta la comunione. Mentre nell’eucaristia cristiana il pane e il vino incarnano il corpo e il sangue di Cristo, nell’ultima cena di Spoerri si consumano, si digeriscono e si riflettono le opere eterogenee dei Nouveaux Réalistes. Le pietanze sono preparate con dovizia di allusioni: ad Arman, l’artista delle accumulazioni, viene servito un mucchio di anguille ricoperte di gelatina. Il menù di Christo, il visionario degli imballaggi, è avvolto nella carta stagnola. Ma soprattutto vengono servite ambiziose creazioni di pasticceria: una serie di torte confezionate con l’aiuto della Motta, l’azienda milanese che produce i panettoni. La più imponente di tutte è quella per Pierre Restany: una tiara pontificale alta 70 centimetri ricoperta di marzapane bianco, petali dorati e gemme colorate di glassa. L’astuto Restany lascia l’onore di tagliare la torta a Daniel Spoerri, che così l’ultima sera, con un vigoroso fendente, fa cadere la tiara dalla testa del pontefice della critica.
Daniel Spoerri nasce nel 1930 a Galati, in Romania. Nel 1949 inizia a studiare danza e negli anni successivi lavora come danzatore, coreografo, regista ed editore. Intraprende poi una carriera da autodidatta come artista figurativo e nel 1960 è tra i membri fondatori del gruppo di artisti del Nouveau Réalisme. Conquista la fama internazionale con i suoi «tableaux-pièges» (quadri-trappola). Negli anni Sessanta si afferma come artista culinario e fonda la Eat Art.
Guido Galimberti guido@guidogalimberti.com