Yayoi Kusama nasce nella prefettura di Nagano a Matsumoto nel 1929
Comincia a fare arte all’età di 10 anni, sin dall’infanzia dipinge dei punti. Alcuni episodi dell’infanzia segnano il suo stile artistico, in particolare Kusama racconta che quando disegnava, da bambina, sua madre arrivava da dietro e le strappava i disegni dalle mani: il clima di panico e isteria di quella situazione misti al bisogno di concludere ciò che stava disegnando prima le fosse strappato via, come faceva la madre, ha influenzato il suo processo creativo portandola a concludere in maniera rapida e furiosa il disegno.
Tra le ispirazioni del suo periodo di formazione vi sono i dipinti dell’artista Georgia O’Keeffe, che Kusama vede esposti, e che la spingono a scriverle una lettera personale, le due instaurano una corrispondenza e Kusamaa New York nel 1958, spinta sia dall’incoraggiamento di O’Keeffe che dalla scena artististica dell’epoca.
In seguito la sua produzione viene notata e ottiene la possibilità di esporre alla galleria Brata, già trampolino di lancio per altri artisti come Franz Kline; la popolarità di Kusama cresce ulteriormente quando il critico John Donn elogiò i suoi quadri che risultano estremamente diversi dalle opere degli espressionisti astratti in voga nel periodo.
Negli anni ’60 si dedica all’elaborazione di nuove opere d’arte, per esempio Accumulatium o Sex Obsession. A partire dal 1966 Kusama realizza numerose performance provocatorie e osé dipingendo con dei pois i corpi dei partecipanti o facendoli “entrare” nelle sue opere. Ritorna in Giappone nel 1973, dove inizia a scrivere poesie e romanzi surreali.
Nel 1993 produce per la Biennale di Venezia un’abbagliante sala degli specchi con inserite delle zucche, che diventano un suo alter ego. Da questo momento Kusama inventa altre opere su commissione, per lo più fiori giganti o piante colorate e le sue opere vengono esposte in modo permanente in importanti musei a livello mondiale come il Museum of Modern Art di New York, il Walker Art Center nel Minneapolis, al Tate Modern a Londra e al National Museum of Modern Art di Tokyo.
Si fa conoscere dal grande pubblico per la collaborazione con Peter Gabriel per il videoclip del brano Lovetown (1994), in cui tutte le sue ossessioni — pois, reticolati, cibo e sesso — finiscono nel mondo ipertrofico della canzone dell’ex Genesis.
Un’altra occasione di notorietà arriva nel 2012 grazie a Marc Jacobs, direttore artistico Louis Vuitton, con il quale svolge una delle più grandi collaborazioni artistiche per la maison francese. Vengono realizzati numerosi capi d’abbigliamento su cui sono riprodotti i consueti pois, molto grandi e colorati e le caratteristiche nervature che contraddistinguono l’arte di Kusama: oltre alle borse, in cui la classica tela Monogram è sostituita con la più prestigiosa pelle Monogram Vernis Dots Infinity, sono stati realizzati articoli di piccola pelletteria, bracciali modello bangle, scarpe decolleté e ballerine, nonché teli mare, parei, e foulard.
Dal 1977 Kusama vive nell’ospedale psichiatrico Seiwa, in Giappone, per scelta personale. Dipinge quasi quotidianamente nello studio a Shinjuku.
Stile e ispirazione
Artista Giapponese tra le più amate, Yayoi Kusama è riuscita a creare un mondo suo attraverso gli iconici pois e le zucche. Le sue opere d’arte si basano prevalentemente sull’arte concettuale, il minimalismo e il surrealismo. Tra le sue opere più famose troviamo le Infinity Room e le Pumpkins.
Un momento determinante della sua carriera fu l’incontro con il maestro della Pop Art, Andy Warhol, il quale fu anche il primo acquirente delle opere di Yayoi Kusama. Celebre è la collaborazione con Louis Vuitton del 2012 che si è rinnovata anche nel 2022.
Le opere di Yayoi Kusama si basano prevalentemente sull’arte concettuale oltre che a comprendere diverse influenze da stili come il minimalismo, il surrealismo, l’art brut, la pop art e l’espressionismo astratto, tutti accomunati dall’uso dei suoi emblematici pois.
Il suo lavoro si basa sull’arte concettuale e mostra alcuni attributi di femminismo, minimalismo, surrealismo, art brut, pop art ed espressionismo astratto accomunati tutti dalla tecnica dei pois.
Opere1958 – Pacific Ocean – Quadro che Kusama dice che rappresenta l’origine di quella serie di dipinti nota come Infinity Net.Nel 1959 crea i suoi primi lavori della serie Infinity Net, delle grandi tele lunghe quasi una decina di metri.
Negli anni ‘60, l’artista produceva dipinti, disegni, sculture, Happenings, installazioni, moda e film, per citarne qualcuno:
nel 1964 presentò alla galleria di Gertrude Stein “One Thousand Boat Show“: in quest’opera ha sfidato il patriarcato attraverso innumerevoli forme falliche;
I pois fanno parte anche della sua prima performance, avvenuta nel 1966, quando si sdraiò su un marciapiede della East 14th Street;
-un’altra performance indimenticabile, avvenuta nello stesso anno, portò scompiglio alla Biennale di Venezia. Presentandosi senza nessun invito, Yayoi Kusama iniziò a gettare 1.500 sfere galleggianti nei canali della città come parte dell’opera “Giardino dei Narcisi”;
-“ Infinity Mirror Room” è un altro capolavoro: passando dalla superficie bidimensionale delle tele ad un ambiente di riflessione speculare, grazie all’effetto caleidoscopico delle superfici specchianti, il corpo umano viene frammentato e poi riprodotto per un numero infinito di volte;
-Infine non si può non citare l’installazione “Gleaming lights of the Souls” in cui l’artista ha usato una stanza interamente ricoperta di specchi, rendendola una specie di scatola ottica dal cui soffitto scendono decine di luci a led che emanano luce intermittente.
Nel 1969 fonda la Kusama Enterprises, un punto vendita commerciale che vende abbigliamento, borse e persino automobili; questi prodotti presentano la sua singolare estetica, caratterizzata dal suo uso liberale di pois e motivi densi e ripetuti per creare un senso di infinito.
È stata riconosciuta come uno dei più importanti artisti viventi del Giappone.