Andrea Francolino (Bari, 1979), vive e lavora a Milano.
Al centro delle sue riflessioni è la crepa, in tutta la sua universalità e le sue “infinite varianti”, senza critica e pregiudizi. Inoltre, ; e opere della serie Crepe d’acqua e Crepa d’oro. Attraversando più forme disciplinari quali estetica, etica ed ecologia, nel suo percorso di “evoluzione” artistica Francolino cerca di tenere fede, nella realizzazione finale dell’opera, a una tanto decantata Natura coniando il termine econcrethic – unione di tre parole: eco, concreto, etico – per tutti gli interventi e le azioni realizzati con materiali naturali.
Nel 2013 vince il Premio San Fedele con Et onne Tempo, un lavoro installativo, effimero e fragile che ricostruisce, con polvere di cemento, la pianta del più grande centro commerciale esistente al mondo. L’opera pone lo spettatore dinanzi alla riflessione sull’esasperazione del consumismo contemporaneo e sulla vanitas umana.
Il rapporto tra uomo/prodotto e natura/creato è invece alla base di Performance di una pianta (2013-2015), cumulo di macerie di opere distrutte e poste fuori dallo studio dell’artista in attesa di essere smaltite, da cui nasce spontaneamente una pianta: è la Natura che si riafferma e dona nuova vita a ciò che è ormai inerte e abbandonato.
A partire dal 2015 Francolino si dedica ai Percorsi, serie di calchi di crepe in polvere di cemento impresse su carta. Il titolo di ogni opera riporta giorno, ora e coordinate satellitari del luogo in cui sono state realizzare consentendo la localizzazione spazio-temporale della sua azione artistica. Nelle opere A-Biotic, invece, la rappresentazione antropica della natura cerca un continuo rapporto con le forme vegetali: il paradosso di competere con essa e cercare di imitarla o sostituirla.
Nel 2018 prosegue la ricerca sulle fratture: la crepa diventa protagonista totale di un’opera che porta il suo nome. Su un muro dello Spazio Aperto San Fedele (Milano) appare una fessura che l’artista riveste, nel suo tracciato, con foglie d’oro 22kt.
Dal 2022 inizia il ciclo cosiddetto delle crepe d’acqua. Nelle opere precedenti del 2019 – 2020, i Limiti, Francolino utilizzava polvere di cemento o di terra per imprimere sulla carta le crepe presenti in specifici luoghi tra Natura (prati, fiumi, vegetazione) e il costruito dell’uomo (strade, edifici). In questi lavori del 2022, invece, la resa finale è una sorta di positivo scultoreo dei solchi del suolo, il supporto ne “assorbe” la tridimensionalità.